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Celebriamo la Giornata Internazionale degli insegnanti

Un maestro non è chi insegna qualcosa, ma chi ispira l’alunno a dare il meglio di sé per scoprire una conoscenza che già possiede nella propria anima.

(Paulo Coelho)

5 ottobre Giornata Internazionale degli insegnanti.

Namastemood desidera soffermarsi su questa ricorrenza, non solo perché una persona del nostro Team è stata ed è tutt'ora un'insegnante, ma anche per l'importanza che questa "parola" ha per noi.

Quando siamo immersi nei nostri viaggi lavorativi, vediamo, scopriamo, impariamo, ci poniamo domande e... veniamo ancor più in contatto con consapevolezze insite nella nostra anima, proprio come dice Coelho.

INSEGNANTE è il personale che lavora presso le strutture scolastiche,

ma lo è anche un famigliare, un amico, un datore di lavoro, come un collega... lo è anche un animale, o l' alunno stesso!

Insegnante è chi o cosa ci trasmette conoscenze, ci fa sfidare con noi stessi, ci stimola a tirare fuori il meglio di noi stessi e a non smettere mai di imparare!

Noi in prima persona sosteniamo uno degli insegnamenti più grandi:

la capacità di sviluppare una MENTALITÀ APERTA.

Attitudine che permetterà a noi e ai nostri figli, non solo di apprendere le materie scolastiche, o quelle specifiche per la formazione lavorativa, ma anche di interiorizzare differenti visioni, tradizioni, culture... imparando a divenire osservatori, ascoltatori e sviluppare sensibilità.

Divenire persone che accettano se stessi e gli altri, cercando inoltre di sviluppare interconnessioni che permetteranno di conoscerci, supportarci e creare un mondo migliore.

Vorremmo infine ricordare le parole di uno dei maestri più famosi d'Italia, Gianni Rodari, che sottolinea l'importanza di trovare la persona in grado di farci fiorire, di ascoltare e di farci esprimere tutto il nostro innato potenziale:


C’era una volta un cane

che non sapeva abbaiare.

andò da un lupo a farselo spiegare,

ma il lupo gli rispose

con un tale ululato

che lo fece scappare spaventato.

Andò da un gatto, andò da un cavallo,

e – mi vergogno a dirlo –

perfino da un pappagallo.

Imparò dalle rane a gracidare,

dal bove a muggire,

dall’asino a ragliare,

dal topo a squittire,

dalla pecora a fare « bè bè »,

dalle galline a fare coccodè.

Imparò tante cose,

però non era affatto soddisfatto

e sempre si domandava

(magari con un « qua qua »…):

– Che cos’è che non va?

Qualcuno gli risponda, se lo sa.

Forse era matto?

O forse non sapeva

scegliere il maestro adatto?

(Gianni Rodari)

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